DA COPPIA A FAMIGLIA
Quando una coppia diventa famiglia? Cosa accade? che cosa accade alla donna che partorisce una nuova vita?
E’ scontato dire che una coppia diventa famiglia quando genera, quindi nasce o viene adottato un nuovo membro, un figlio, il primo .
Ma quando la donna partorisce, accade qualcosa di magico, nasce in quel momento un sentimento di onnipotenza! perché l’onnipotenza va di pari passo con la capacità di creare la vita e la vedi lì, realizzata, questa possibilità concreta di generare vita, che prende forma in un corpicino che è vissuto per nove mesi (se tutto è andato regolarmente) dentro il tuo corpo, il corpo di un bambino.
Siamo programmati geneticamente, biologicamente per la sopravvivenza della specie umana e per la conservazione della stessa. Per questo siamo programmati a sviluppare un sentimento di protezione, di amore e di accudimento, ma anche un senso di onnipotenza perché siamo stati in grado di dare la vita! Questo senso di onnipotenza è qualcosa che ci accompagna per tutte le prime fasi della crescita del neonato e che ci supporta e controbilancia la grande responsabilità che comporta crescere una nuova vita, il peso viene alleggerito dal senso di onnipotenza che ci fa sentire capaci, competenti, quasi naturalmente portati a saper gestire un compito così immenso quale quello di custodire una vita affinché si sviluppi un nuovo essere umano, un nuovo adulto che ripeterà il ciclo della procreazione e della sopravvivenza della specie.
Nella nostra società coesistono il sentimento della naturalezza della genitorialità, accompagnato da tutto un filone più medicalizzato e economicamente sfruttato che a volte confondono i neo genitori. Sembra che se non si possiede il piattino super tecnologico ultima creazione non si possa essere un genitore super, come pure se non si riempie il bambino di tanti giochi e così via. Nella quantità tipica della nostra società, perdiamo di vista la qualità .
COSA CONTA VERAMENTE
Ma quando nasce un bambino e nasce una madre e nasce una famiglia, la responsabilità è tanta, ma anche la gioia che la accompagna. Un senso di pienezza, e di paura. Sentimenti che a volte abbiamo bisogno di tenere sotto controllo e affidarci all’ultimo prodotto visto in TV ci aiuta a sentirci più efficaci.
Sono comunque sentimenti che non ci fanno riflettere in modo cerebrale alla genetica e alla biologia, ma che riguardano il nuovo assetto della famiglia, i nuovi equilibri da trovare, le nuove abitudini, scoprire i propri limiti e la relazione di coppia è messa a dura prova. I nuovi genitori si trovano a fare un percorso a ostacoli, fra pappe, pannolini, coliche e risvegli notturni, stanchezza e notti insonni, e la quotidianità di sempre. C’era un prima perduto per sempre e un oggi che non sempre risulta facile nonostante tutto l’amore con cui ci si è arrivati.
A volte, in alcune situazioni subentrano anche condizioni stressanti che travolgono i due neo-genitori: una sorta di depressione post-partum, una malattia del neonato, una crisi sul lavoro, conflitti con la famiglia allargata che a volte c’è troppo a volte troppo poco. E chi più ne ha più ne metta.
Ognuno può aver avuto la propria esperienza personale e aver attraversato delle criticità o crisi vere e proprie, oppure le sta attraversando proprio ora e non sa come venirne fuori.
Per questo possiamo condividere queste situazioni, dare un occhio all’esterno delle mura domestiche e scoprire chi altri sta vivendo la nostra stessa realtà, capire se altri hanno superato questi momenti e come ce l’hanno fatta.
Non esistono soluzioni magiche, ma persone con cui condividere e suddividere il peso. Sembra poco, ma in alcune situazioni è la sola cosa necessaria.
Il consulente familiare può dare una mano: uno spazio di parola, di confronto e di aiuto con colloqui individuali o se piacciono, momenti di laboratorio gruppale, in cui ciascuno verifica i propri confini , le proprie risorse e ci si scambiano opinioni, risposte e soluzioni, arricchendosi reciprocamente.
EFFETTO DELLA GENERATIVITA’
Chi ha potuto sperimentare il senso di onnipotenza che deriva dall’aver generato la vita? Chi invece nonostante abbia generato la vita, non ha la percezione di averlo vissuto?
Cosa è accaduto? E’ venuto a mancare qualcosa o ci sono dei fattori che hanno influenzato lo stato d’animo della neo-mamma?
E’ importante che ce lo possiamo domandare perché è questo sentimento che sostiene la fatica fisica ed emotiva di far crescere un bambino, questa profonda gratificazione che poi piano piano va a modificarsi.
Nel tempo non scompare ma dovrebbe modificarsi perché il bambino, dall’essere completamente dipendente per la propria sopravvivenza dalla madre, inizia ad esplorare il mondo, e a quel punto inizia una sorta di balletto, una sorta di ricerca di un equilibrio fatto appunto come se fosse un balletto su una musica che però è diversa per ogni coppia madre-bambino, per ciascuna triade, bambino-madre-padre.
La danza prevede che ci sia un gioco di vicinanze, di lontananze, di protezione e di autonomia/esplorazione. Se la musica è diversa per ogni bambino significa che ogni neo-mamma o neo-padre, dovrà trovare il proprio ritmo, assecondarlo al ritmo del figlio e trovare l’armonia che ovviamente è instabile, cambia con il tempo, proprio come un concerto.
L’età del bambino è in continua evoluzione e porta a continui cambiamenti, scoperte e affrontare nuovi orizzonti e limiti. E di conseguenza il ruolo del genitore cambia, si armonizza, sui bisogni e sulle paure del figlio e propri.
Equilibrio precario, quando raggiunto subito perduto, a volte neanche raggiunto, o così se ne ha l’impressione.
In questa incertezza assoluta ci sono delle regole che circoscrivono il campo d’azione? Delle regole base che ci aiutano a orientarci?
Da quale punto di vista possiamo osservare queste regole e sceglierle? Dal punto di vista del figlio, o dei bisogni della famiglia, del singolo genitore, delle paure, delle opportunità? Facciamo delle scelte istintive, basate sull’esperienza fatta quando eravamo figli in occasioni simili? Ascoltiamo i genitori? Ci soddisfano i consigli dei genitori, ci allarmano, ci aiutano? Ascoltiamo gli amici?
Osserviamo, leggiamo o ci affidiamo al nostro istinto, siamo soliti farci delle domande o ci lasciamo guidare dalle emozioni e dai sentimenti?
Quale strada vogliamo seguire?
Se improvvisamente tutte queste domande ci affollano la mente, è arrivato il momento di chiedere una mano, di confrontarci con il mondo esterno.
Lo spazio della consulenza familiare è quello che fa per te.